Letizia Palmisano Giornalista AmbientalePrimo piano

La natura come non ve l’hanno mai raccontata. La fattoria dei sogni

Attenzione: Film ad alto tasso di emozioni

Una particolare coincidenza mi è successa di recente. Lo stesso giorno in cui ho iniziato a leggere Collasso di Jared Diamond, ho ricevuto l’invito a vedere l’anteprima de “La Fattoria dei Nostri Sogni”. Il prologo del libro apre proprio parlando di due fattorie. Per chi come me è nato e cresciuto in città, la vita in campagna è qualcosa spesso, purtroppo di astratto. Quante volte, peraltro, ho sentito la frase: “mollo tutto e scappo dalla città”. Al di là della dichiarazione romantica, solo un folle non saprebbe che sarebbe un’impresa tutt’altro che facile. Tanto da rimanere solitamente a livello di “sogno” anche perché la realtà può essere molto molto diversa.

Una macchina da presa che filma per 365 giorni all’anno per quasi 8 anni e non per riprendere le scene di un colossal hollywoodiano, ma per raccogliere le immagini del film rivelazione al box office americano “La Fattoria Dei Nostri Sogni” di John Chester che Teodora porterà nelle sale italiane a partire dal prossimo 5 settembre non poteva quindi rimanermi indifferente.

La pellicola – che riassume gli otto anni in 90 minuti circa – racconta la vera storia del regista e di sua moglie Molly che, un bel giorno, hanno deciso di abbandonare la città per realizzare il sogno inseguito da tempo: costruire un’enorme fattoria “di altri tempi” ove praticare agricoltura “del futuro” ovvero biologica ed ecosostenibile. Tutto è nato da una promessa a Todd, un cane (eh sì, proprio così) che in appartamento non smetteva di abbaiare e da un orto in balcone in cerca di terreno di Molly.

Come nasce la Fattoria dei sogni

Dopo aver alternato momenti di gioia a cocenti delusioni, John e Molly Chester apprenderanno i ritmi ed i segreti della natura riuscendo nella loro impresa: oggi l’azienda dei protagonisti, Apricot Lane Farms, può vantare una estensione di oltre 200 acri ed una popolazione di circa 850 animali e di 75 varietà di coltivazioni biodinamiche. Prendere una monocoltura e riportarlo ai ritmi della biodiversità, non è affatto cosa da poco. Il film racconta però che, con impegno, sacrificio e una giusta guida, aiuti a volte insperati, il lieto fine sarà assicurato. Quando purtroppo la guida, Alan è mancata, John e Molly hanno iniziato a cercare le risposte nella natura, osservando gli animali, le reazioni. Così ad esempio l’invasione di lumache? Fermata con le anatre. Le tante larve e vermi del letame? Coi polli. Alla ricerca dell’equilibrio e del ritorno alla coesistenza con la terra. Tutto rose e fiori? Niente affatto, spine, letame, cataclismi, infestazioni hanno reso molto “wild” la vita in fattoria. Un film non per cuori deboli e la dimostrazione che vivere di natura richiede  impegno, sacrificio, studio, costanti e infiniti. Ma nulla è impossibile con questi ingredienti.

Un bel messaggio di speranza per il futuro a cui dobbiamo aspirare.

Uscito lo scorso maggio in sole 5 sale americane, grazie al passaparola e alle ottime critiche ricevute dalla stampa, “La fattoria dei nostri sogni” è stato proiettato in 285 cinema statunitensi.

Confido che il film sia visto soprattutto dai più giovani” – ha affermato John Chester – “E spero che il pubblico comprenda, come abbiamo capito noi, che una collaborazione con la natura offre infinite possibilità, che a volte siamo troppo distratti per vedere. La natura ha tutte le risposte di cui abbiamo bisogno”.

Ah per la cronaca, Todd non ha smesso di abbaiare ma nella fattoria è diventato il cane più felice del mondo

 

Letizia Palmisano Giornalista Ambientale

La sostenibilità non è solamente nel saper fare, ma anche nel far sapere. Letizia Ecoblogger e giornalista ambientale