Cambiamenti climatici e crisi idrica: ecco come fronteggiarli. Il caso virtuoso dell’Emilia Romagna
L’acqua è il nostro oro blu e senza di essa non vi sarebbe la vita sul Pianeta. Troppe volte, però, l’abbiamo data per scontata e ora, a causa di un consumo spesso incontrollato, da un lato, e per gli effetti dei cambiamenti climatici, dall’altro, in gran parte della penisola si rischia di soffrire di stress idrico. Di cosa parliamo?
In Italia a causa dei cambiamenti climatici aumentano le problematiche legate all’acqua
Ecco alcuni esempi*
🟡 a fronte di una diminuzione delle precipitazioni medie annue, vi sono fenomeni estremi più frequenti (che i terreni non riescono ad assorbire, come neanche molti degli impianti fognari pensati per precipitazioni ben diverse);
🟡 crescono le situazioni di siccità;
🟡 in alcune aree vi è il rischio di non garantire un’adeguata fornitura di acqua potabile;
🟡 l’innalzamento della temperatura ha reso più frequenti le valanghe in montagna a seguito dello scioglimento delle nevi;
🟡 i sistemi agricoli stanno subendo pesantissime conseguenze a causa di questi cambiamenti.
Come affrontare i cambiamenti climatici?
Stare a guardare non è certo concepibile: bisogna essere consapevoli del fatto che i cambiamenti climatici sono una realtà e che bisogna adottare soluzioni di mitigazione degli impatti del climate change rinnovando, spesso radicalmente, alcune mentalità e modus operandi del passato.
Di best practice per fortuna iniziano a essercene davvero tante, vanno sostenute, raccontate, valorizzate affinché divengano esempio per un sistema più ampio.
Così nasce Adaptation, progetto di ‘constructive journalism’, navigabile online, presentato sulla rete il 14 dicembre. Si tratta di un vero e proprio documentario online (webdoc!) che racconta quali siano i migliori esempi di adattamento al climate change.
Un grande esempio virtuoso: la gestione idrica in Emilia Romagna
L’adattamento, è importante chiarirlo, è tanto più efficace se innestato in una strategia globale e affrontato a livello locale. Così il webdocumentario – dopo aver raccontato l’esempio dell’Olanda – prosegue il lavoro lungo la nostra Penisola. Il viaggio in Italia ha, come prima tappa, l’Emilia Romagna – regione che nel 2018 ha varato il suo piano di adattamento – affrontando proprio il tema della gestione idrica e di come essa vada effettuata alla luce dei mutamenti climatici.
Quali le misure prese nella regione emiliano-romagnola per contrastare i pesanti effetti del climate change sulle acque?
Il grande lavoro di Adaptation mette in evidenza come le risposte e le soluzioni in corso arrivino dall’opera di tante eccellenze amministrative, industriali, scientifiche e civiche grazie alle quali tale regione – in controtendenza rispetto a gran parte del Belpaese – si sta adattando con efficacia ad una delle sfide più decisive del nostro tempo.
L’#acqua è l'oro blu, risorsa non infinita e che, anche a causa del #ClimateChange, sta diventando una emergenza in alcune zone in Italia.
Servono misure come #RisparmioIdrico e#rigenerazione ne parla #adaptationwebdoc #adaptationitalia raccontando impegno @GruppoHera #adv pic.twitter.com/o2ir3MdowN— Letizia Palmisano (@leti_palmisano) December 14, 2020
La ricetta della messa in sicurezza del sistema idrico in Emilia Romagna
Come Adaptation racconta, le soluzioni non si trovano da sole ma vanno ben pianificate. Nel caso dell’Emilia Romagna, dietro a progetti, impianti, reti, laboratori, tecnologie ed interventi infrastrutturali vi è l’impegno e la pianificazione di Hera, la multiutility che, sin dalla sua fondazione, ha sempre effettuato consistenti investimenti (100 milioni di euro all’anno) nella gestione e messa in sicurezza del sistema idrico integrato servendo un territorio con 3,5 milioni di persone.
Come narra Adaptation chiavi del successo sono:
🟢 la collaborazione di parte dei cittadini invitati a un uso responsabile;
🟢 la garanzia di qualità dell’acqua erogata;
🟢 la disponibilità di acqua offerta attraverso un sistema di acquedotti vasti e interconnessi;
🟢 la gestione e il monitoraggio anche da remoto di reti e impianti;
🟢 l’utilizzo di tecnologie avanzate, come quelle satellitari, per la ricerca e la costante riduzione delle perdite idriche.
Per affrontare l’emergenza idrica, però, bisogna lavorare affinché nulla vada sprecato. Di qui il grande impegno relativo al trattamento delle acque reflue con depuratori di eccellenza che possano restituire l’acqua all’ambiente in una forma compatibile con ulteriori usi umani, ma anche con gli ecosistemi e la loro biodiversità, perseguendo così la piena circolarità nella gestione della risorsa.
“Di fronte al cambiamento climatico non abbiamo bisogno di catastrofismi ma di risposte resilienti ed esempi concreti – ha commentato Stefano Venier, Amministratore Delegato del Gruppo Hera che ha partecipato alla presentazione italiana di Adaptation – e per questo abbiamo apprezzato l’approccio del progetto Adaptation e deciso di fornire tutta la nostra collaborazione. Aprire le porte dei nostri impianti è stato quindi un piacere e anche motivo di orgoglio, perché il modo in cui ogni giorno gestiamo la risorsa idrica è frutto non soltanto di investimenti, pianificazione e ricerca ma anche di tanto impegno, lo stesso che ci auguriamo possa animare un dibattito pubblico che deve assolutamente tornare a mettere al centro, con serietà e senza scorciatoie, il tema del cambiamento climatico e delle strategie necessarie ad affrontarne e mitigarne gli effetti.”
In Emilia Romagna l’#acqua è alla risorsa naturale più direttamente investita dai mutamenti climatici in atto. @venierstefano racconta l’operato @GruppoHera per gestirla in modo efficiente e #sostenibile, come approfondisce #Adaptationwebdoc, presto online#adaptationitalia #adv pic.twitter.com/WtmjtUWvIy
— Letizia Palmisano (@leti_palmisano) December 14, 2020
Quanto potrebbero costare i cambiamenti climatici?
Concludo con alcune delle considerazioni presentate dal Prof. Stefano Pareglio dell’Università Cattolica. Durante la presentazione il Prof. Pareglio ha sottolineato che, quando si parla di Cambiamenti Climatici, uno degli aspetti fondamentali sia quello della quantificazione dei danni: se ci si fermasse agli obiettivi dell’accordo di Parigi (che in questi giorni ha festeggiato 5 anni), si avrebbero costi considerati sopportabili. Tuttavia con gli attuali stili di vita e le attuali emissioni, il nostro Pianeta è proiettato a una “febbre” di 4° gradi che comporterebbe perdita di PIL del 7%, con notevoli diversità tra territori (per alcuni la stima sarebbe ben peggiore) e con perdite in termini di biodiversità, di salute delle persone, di eventi atmosferici estremi.
Oltre ai danni economici ed ambientali, sarebbero forti le diseguaglianze sociali: uno scenario che va assolutamente combattuto.
*[Per approfondire a riguardo vi consiglio: Rapporto “Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in Italia”, Fondazione CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) – Settembre 2020 e il Rapporto Agenzia Europea dell’Ambiente – AEA «Adattamento ai cambiamenti climatici e riduzione del rischio di catastrofi in Europa – rafforzare la coerenza della base di conoscenze, delle politiche e delle prassi» – Ottobre 2017]
Post realizzato in Collaborazione con Hera