RiflessioniSoluzioni eco-logicheVi segnalo....

un oceano d’immondizia e prima o poi ce lo mangeremo

Questa notizia, sebbene allucinante, non mi sconvolge. Purtroppo.
Ma di una cosa sono certa… se vi capita davanti un articolo su questo argomento e riuscite a non leggerlo o la notizia in TV e non la ascoltate, beh credo che di “casi Napoli” ce ne saranno presto a pioggia in Italia…
Un mare di plastica

Una gigantesca massa informe grande due volte gli Stati Uniti galleggia nell’Oceano Pacifico. A rischio i mammiferi marini

Un ”minestrone di plastica” grande due volte gli Stati Uniti galleggia nell’Oceano Pacifico, tenuto insieme dalle correnti sottomarine. La scoperta, riporta oggi il quotidiano britannico The Independent, è dell’oceanografo americano Charles Moore, secondo il quale questo ”vortice di spazzatura” ammonterebbe a circa 100 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica gettati in mare e crescerebbe a ritmo vertiginoso.

La più grande discarica del mondo ha inizio a 500 miglia nautiche dalla costa della California, attraversa il Pacifico meridionale, oltrepassando le Hawaii per poi arrivare fin quasi al Giappone. La sterminata discarica – dove si può trovare un po’ di tutto, dai palloni da calcio ai mattoncini del Lego, fino ai famigerati sacchetti di plastica – è formata da due parti: la massa orientale, a sud-ovest del Giappone e quella occidentale a nord-ovest delle Hawaii.

Curtis Ebbesmeyer, un oceanografo che da oltre 15 anni studia il problema della plastica dispersa in mare, ha paragonato il ”minestrone” ad un gigantesco organismo vivente. E quando si avvicina alla terraferma, come succede all’arcipelago delle Hawaii, le conseguenza sono drammatiche: ”E’ come se vomitasse e le spiagge si coprono di plastica”.

David Karl, un oceanografo dell’università delle Hawaii ha dichiarato che ulteriori ricerche sono necessarie per stabilire l’estensione e la composizione del ”minestrone di plastica”, ma che non vi è alcuna ragione di dubitare la validità della tesi di Moore.

”Da qualche parte la plastica deve pure finire”, ha detto. Tony Andrady, un chimico dell’istituto di ricerca americano Triangle, è d’accordo: ”Ogni piccolo pezzo di plastica finito in mare da 50 anni a questa parte è ancora lì”. Moore ha aggiunto infine che la massa di rifiuti non è rilevabile attraverso le foto satellitari perché è traslucida e galleggia sotto la superficie del mare.

Secondo il programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite la plastica provoca la morte di 100.000 mammiferi marini e di un milione di uccelli ogni anno. Per Marcus Eriksen, direttore della ricerca della Algalita Marine Reseach Foundation, tutti questi rifiuti rappresentano un rischio anche per la salute dell’uomo.

Minuscoli pezzetti di plastica si trasformano in una sorta di spugna per agenti inquinanti come idrocarburi e DDT e poi entrano nella catena alimentare. ”Ciò che cade nell’oceano finisce dentro agli animali e prima o poi nel nostro piatto”, ha detto.

www.verdi.it

Letizia Palmisano Giornalista Ambientale

La sostenibilità non è solamente nel saper fare, ma anche nel far sapere. Letizia Ecoblogger e giornalista ambientale