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Come riconoscere i cotton-fioc compostabili a norma di legge?

Tutti parlano del divieto dei cotton-fioc non compostabili entrato in vigore il 1 gennaio. Norma sacrosanta!

Ma come poter distinguere quelli a norma in commercio? Mi sono andata a riprendere la proposta di Ermete Realacci divenuta legge. Essenzialmente sono 3 gli elementi fondamentali:

Come riconoscere i cotton fioc a norma di legge?

  • compostabilità secondo la EN13432 del supporto (bastoncino) che quindi non può più essere in plastica
  • indicazione sul corretto smaltimento dei bastoncini
  • citazione esplicita il divieto dei gettarli nei servizi igienici e negli scarichi

Non ho ancora avuto modo di fare un giro nei negozi, ma guardando online, purtroppo, ho notato poche confezioni che rispecchiano i criteri. Spesso si parla di “biodegradabilità” ma non basta. I 3 elementi citati sono essenziali e non “facoltativi. 

Ovviamente immagino che all’inizio sia fondamentale un po’ di tolleranza, l’importante è che la normativa non divenga un mero pezzo di carta… Pensate che – come ci informa Legambiente-  circa il 10% dei rifiuti in mare pare venga proprio dai wc e la stragrande maggioranza sono cotton fioc. Perché mai tutta questa “gioia” nel vederli scomparire nello sciacquone?

 

Qui di seguito l’estratto dalla gazzetta ufficiale nel quale si parla anche di fondi per la promozione della produzione e commercializzazione dei bastoncini compostabili:

Dal 1° gennaio 2019, e comunque previa notifica alla Commissione europea, e’ vietato commercializzare e produrre sul territorio nazionale i bastoncini per la pulizia delle orecchie che abbiano il supporto in plastica o comunque in materiale non biodegradabile e compostabile ai sensi della norma UNI EN 13432:2002 ed e’ obbligatorio indicare, sulle confezioni dei medesimi bastoncini, informazioni chiare sul corretto smaltimento dei bastoncini stessi, citando in maniera esplicita il divieto di gettarli nei servizi igienici e negli scarichi.

QUESTO IL TESTO DELLA PROPOSTA DI LEGGE CHE HO TROVATO IN CUI SI PARLA ANCHE DELLE SANZIONI (che non ho ben individuato nella gazzetta)

1. Ai sensi del decreto legislativo 13 ottobre 2010, n. 190, dal 1° gennaio 2019 è fatto divieto di commercializzare e produrre sul territorio nazionale i bastoncini per la pulizia delle orecchie che abbiano il supporto in plastica o comunque in materiale non biodegradabile e compostabile ai sensi della norma UNI EN 13432.
2. Decorso il termine di diciotto mesi dall’approvazione della norma tecnica da parte della Commissione europea ai sensi della direttiva 2015/1535 del Parlamento europeo e
del Consiglio, del 9 settembre 2015, la produzione e la commercializzazione dei prodotti indicati al comma 1 costituiscono illeciti amministrativi. Si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 1.500 a euro 50.000. Nel caso di reiterazione anche non specifica delle violazioni indicate è applicata, dall’autorità amministrativa con l’ordinanza-ingiunzione o dal giudice con la sentenza di condanna nel caso previsto dall’articolo 24 della legge 24 novembre 1981, n. 689, tenuto conto della natura e dell’entità dei fatti, la sanzione amministrativa accessoria della chiusura dello stabilimento o dell’esercizio da un minimo di cinque giorni a un massimo di due mesi, ovvero la sospensione fino a un massimo di due mesi della licenza, dell’autorizzazione o dell’analogo provvedimento amministrativo che consente l’esercizio dell’attività. In tale caso non è inoltre ammesso il pagamento in misura ridotta ai sensi dell’articolo 16 della citata legge n. 689 del 1981. È competente all’applicazione della sanzione amministrativa il sindaco del comune in cui la violazione è commessa.
3. Dal 1° gennaio 2019 è obbligatorio indicare sulle confezioni di bastoncini per la pulizia delle orecchie informazioni chiare sul corretto smaltimento dei bastoncini stessi, citando in maniera esplicita il divieto di gettarli nei servizi igienici e negli scarichi.

Letizia Palmisano Giornalista Ambientale

La sostenibilità non è solamente nel saper fare, ma anche nel far sapere. Letizia Ecoblogger e giornalista ambientale