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I si delle bioplastiche: rivoluzione antropologica, riduzione di fonti fossili, dalla alla agricoltura, green economy e ambiente!

Lo scorso 12 gennaio sono andata al convegno organizzato da AssoBioPlastiche per raccontare lo stato dei luoghi normativo e di diffusione (nonché informazione) tra gli italiani, in particolar modo tra i negozianti. Molto è stato detto e diffuso dalla Stampa. Interessantissimi praticamente tutti i discorsi: da quello di Marco Versari (presidente di Assobioplastiche) che tra i vari spunti ha ricordato come:

“Da una road map sull’Europa sostenibile si evince come nel XX secolo le attività di estrazione siano aumentate con una tendenza che nel 2050 richiederebbe 2 Pianeti per rispondere alla domanda”.

Alle parole di Massimo Centemero (CIC, chiaro e illuminante come sempre) che ha raccontato con i dati come l’utilizzo di sacchetti biodegradabili e compostabili nella raccolta dell’umido porti a un +8% di raccolta del rifiuto organico nel sacchetto rispetto all’utilizzo di quello di plastica (che induce l’effetto  “trascinamento” che comporta, per chi usa il sacchetto di plastica, l’inserimento di impurità quali manufatti plastici) con i relativi danni al compostaggio e costi maggiori.

Molto molto interessanti i risultati della ricerca dell’ISPO di cui però vi invito direttamente a leggere le schede diffuse dall’associazione

http://www.assobioplastiche.org/wp-content/uploads/2011/04/Presentazione_negozianti_xassobio-Sola-lettura-modalit%C3%A0-compatibilit%C3%A0.pdf

e

Illuminante poi la spiegazione della ratio della norma che nella finanziaria del 2007 volle impedire l’utilizzo dei sacchetti di plastica, a cura dell’On. Francesco Ferrante e che qui di seguito vi riporto per punti:

1)      Rivoluzione antropologica (ottenuta) dei cambiamenti delle persone che tra un terzo e metà dei casi non chiedono più lo shopper all’acquisto;

2)      L’utilizzo degli shopper biodegradabili e compostabili per la raccolta dell’umido;

3)      La riduzione a monte dell’utilizzo delle fonti fossili per la produzione degli shopper di plastica;

4)      Il percorso “culla-tomba” dello shopper che parte dall’agricoltura e vi ritorna sotto forma ci compost.

5)      Le opportunità di sviluppo economiche e lavoro. Ferrante ha ricordato il caso di porto Torres ove il progetto di produzione delle bioplastiche potrà assorbire lavoratori del locale stabilimento chimico. In generale sottolineando come le bioplastiche siano una importante novità nel mondo del lavoro e dell’industria.

E sul quinto punto chiaramente è intervenuto anche il Ministro Clini che ha ricordato come molti siti chimici siano in un momento di forti crisi, unita a quella dei posti di lavoro, a differenza del settore delle bioplastiche.

Clini, poi, ricordando anche dati FAO in cui si indicano molte zone agricole che non possono essere utilizzate a scopo alimentare ha sottolineato (in risposta a recenti polemiche) come le bioplastiche italiane derivino da colture non alimentari (ad esempio perché coltivate in aree marginali) e da rifiuti agricoli.

E in chiusura vorrei dire che ho recentemente provato dei nuovi sacchetti bio-compostabili ancor più resistenti dei precedenti. Spero presto di farvi vedere un video realizzato con i risultati degli esperimenti…

Video che spiega il MaterBi, bioplastica con cui vengono fatti gran parte dei sacchetti bio-compostabili


Letizia Palmisano Giornalista Ambientale

La sostenibilità non è solamente nel saper fare, ma anche nel far sapere. Letizia Ecoblogger e giornalista ambientale

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