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Le buone pratiche del mondo agricolo fanno Rete per promuovere un’agricoltura più innovativa e sostenibile

Avete mai sentito parlare di Rete Rurale Nazionale? Di ruralità? No? Se invece vi ponessi la stessa domanda parlandovi di filiera agroalimentare? Ecco probabilmente stavolta ci andrei vicino. 

L’agricoltura – secondo la classificazione dei settori economici derivanti dalla legge di Clark – è il settore economico primario perché basilare per la vita dell’uomo. Sebbene esso comprenda le attività che danno a tutti noi nutrimento, forse rimane uno degli ambiti meno conosciuti dai nostri concittadini (e non solo).

Sentiamo spesso parlare di agroalimentare, ci vantiamo (a ragione) dei prodotti tipici e del made in Italy, ricerchiamo prodotti del territorio, a km zero e di stagione, magari derivanti da forme di agricoltura ecosostenibili. Eppure, non conosciamo il grande lavoro che vi è dietro la filiera (che peraltro è racchiusa nell’acronimo del Mipaaf ovvero Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali) che porta il cibo sulle nostre tavole e chi lavora con impegno per condividere le conoscenze, le best practice, far conoscere agli operatori le linee di finanziamento ed essere di supporto nell’attuazione delle politiche agricole europee. Sto parlando del Programma di Rete Rurale Nazionale.

Perché è importante far conoscere cosa voglia dire la ruralità

Partiamo dallo spiegare cosa sia il concetto Ruralità. Esso identifica quegli spazi geografici, ambientali, culturali e sociali del mondo agricolo, contadino – come pianure, colline e montagne – caratterizzati da un’economia agricola quali colture, allevamenti, pesca, forestazione. La tutela della Ruralità e il suo sviluppo vengono ritenuti cruciali, in Europa, nel processo di creazione di valori per la collettività. Tutto ciò a maggior ragione nel Belpaese ove il settore agricolo ha un ruolo di primo piano, specie se paragonato agli altri paesi UE. Secondo l’Eurostat (rapporto “Agriculture, forestry and fishery statistics”, 2015), l’Italia è la terza potenza agricola dell’Unione Europa in termini di fatturato che arriva da ben un milione di agricoltori. Tra i dati che emergono e che vanno valorizzati vi è anche il fatto che l’agricoltura nostrana sia tra le più sostenibili, divenendo “campioni” d’Europa in sostenibilità, confrontando le emissioni in atmosfera di metano e ossidi di azoto. Pensate che nel Belpaese solo il 7,1% di emissioni è ascrivibile al comparto agricolo (Fonte: ISPRA), un dato che è la metà di quello mondiale (14,5%) stimato dalla FAO.  

Condividere le conoscenze per puntare sulle best practice agricole: il ruolo della Rete Rurale Nazionale

Lo scambio di conoscenze e saperi è fondamentale in ogni ambito. Il settore agricolo, come abbiamo detto, sta vivendo in un’epoca di mutamenti. Rendere accessibili e trasparenti le informazioni per evidenziare le buone pratiche e confrontarsi a livello locale e nazionale per individuare quali siano le migliori è oggi fondamentale per affrontare sfide come la crescita della popolazione o le necessità di colture che siano in linea con le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici, per tutelare la biodiversità, per investire in tecniche di agricoltura che richiedano meno acqua e siano più sostenibili.

In tale quadro un ruolo fondamentale è quello rivestito dalla Rete Rurale Nazionale (RRN) che è l’organizzazione italiana nata con lo scopo di supportare l’attuazione di un programma di sviluppo rurale seguendo le linee guida dell’Unione europea attraverso la messa in rete di amministrazioni pubbliche e organizzazioni coinvolte nello sviluppo rurale. Quella che si persegue è un’agricoltura moderna, innovativa, competitiva, multifunzionale, rispettosa dell’ambiente e che metta inoltre al centro l’interesse dei giovani, che negli ultimi anni anche nel Belpaese hanno fatto registrare una inversione di tendenza con un ritorno all’agricoltura. Tutto ciò investendo in innovazione come leva fondamentale per la competitività e sostenibilità del sistema agricolo.

A ciò risponde l’aver realizzato una Rete rurale nazionale viva e dinamica, generativa di relazioni, intesa come aggregazione tra soggetti singoli, tra organismi associativi, tra istituzioni regionali, nazionali e sovranazionali ma anche come integrazione, scambio e partecipazione collettiva e inclusiva.

 Ma non solo: come ha ricordato il ministro Patuanelli durante l’evento del 17 giugno “Sviluppo rurale, benefici e opportunità per l’agricoltura italiana”, attraverso la RRN si ha la possibilità di valutare gli effetti delle diverse misure dei programmi di sviluppo rurale, fondamentale per determinare i successivi investimenti dei programmi di sviluppo rurale (PSR) europei e per garantire la transizione di sostenibilità che si chiede al settore produttivo agroalimentare.

La sfida alla transizione ecologica in Italia passa da un’agricoltura più coesa, sostenibile e che sia sempre più un settore strategico per il Balpaese. Per dare valore agli agricoltori fare rete, condividere buone pratiche e conoscenza è fondamentale. Tutto questo è possibile grazie alla Rete Rurale.

“post promosso da RRN”

Letizia Palmisano Giornalista Ambientale

La sostenibilità non è solamente nel saper fare, ma anche nel far sapere. Letizia Ecoblogger e giornalista ambientale