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Indimenticabili (brevi) lezioni di meraviglia di Rachel Carson [libri ambiente]

Probabilmente, ancora oggi, per qualcuno di voi il suo nome suona a mala pena familiare, ma io, da ben prima di sapere chi fosse, devo molto a Rachel Carson. L’altro giorno vi ho raccontato del libro di Jane Fonda. Per una serie di coincidenze, non proprio casuali (come dimostra il libro di Annalisa Corrado “Le Ragazze Salveranno il mondo), negli stessi giorni ho letto un piccolo grande libro della Carson.

E’ stata una grande biologa americana, ma soprattutto fu colei che dimostrò scientificamente che il DDT era un biocida. Con il suo libro “Primavera silenziosa” segnò un punto di non ritorno: negli Usa, per la prima volta, grazie all’onda d’urto della sua azione, l’ambientalismo venne posto tra le tematiche al centro del dibattito politico. Dalla spinta e dall’azione di quel movimento è nata, ad esempio, Greenpeace.

Oggi, con “Brevi lezioni di meraviglia” (edito da Aboca proprio quest’anno), riscopro quanto la voce di Rachel Carson sia attuale.

Apparso per la prima volta nel 1956 sulla rivista “Woman’s Home Companion”, “Brevi lezioni di meraviglia” è un piccolo gioiello senza tempo: è il racconto intimo delle escursioni fatte in compagnia del nipote di tre anni, Roger, che quell’estate le aveva fatto visita nella sua casa nel Maine. Insieme, avevano passeggiato lungo la costa rocciosa, attraversato foreste fitte e campi aperti, osservando la fauna selvatica, le piante, il chiaro di luna, le nuvole temporalesche e ascoltando la “musica viva” degli insetti nel sottobosco.

In queste pagine, che vengono da lontano, Carson cattura l’essenza dell’universo pieno di meraviglia dei bambini, risvegliando in noi quell’antico desiderio di comunione con il mondo vivente. Rammentando come, durante l’infanzia, il suo occhio ricettivo alle bellezze della natura si fosse affinato in compagnia della madre, Carson ci spiega che un bambino ha bisogno di almeno un adulto con cui vivere questo tipo di esperienze a condizione che l’adulto adotti l’atteggiamento del bambino.

Durante i giorni del lockdown il mio unico punto di sfogo era uno spazio di cielo: guardavo le stelle dalla finestra e, a volte, salivo sul tetto anche quando era fuori era buio. Capitava che mio marito mi chiedesse a cosa stessi guardando: tutto e nulla in particolare. Pensavo semplicemente che chiunque mi mancasse avrebbe potuto guardare fuori, in alto, e ammirare il tetto di stelle che avevamo in comune.

La natura, del resto, – ci ricorda la Carson – è un’arena piena di gioie da condividere e, nell’avventura della scoperta, ci rende tutti uguali.

Un bel libro per chi ama ancora meravigliarsi!

Letizia Palmisano Giornalista Ambientale

La sostenibilità non è solamente nel saper fare, ma anche nel far sapere. Letizia Ecoblogger e giornalista ambientale