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“Dieguito e il Centauro del Nord”: Pino Cacucci racconta la storia del Messico di Pancho Villa

Oggi la mia recensione è dedicata ad un libro di uno dei miei scrittori preferiti: Dieguito e il Centauro del Nord” scritto da Pino Cacucci ed edito da Mondadori. A dire il vero, ho già finito di leggere questo libro un paio di settimane fa, ma, proprio mentre lavoravo alla sua recensione, ho scoperto che ne era stata organizzata la presentazione presso l’Ambasciata del Messico a Roma. Ho deciso quindi di aspettare per poi scrivere le mie opinioni solo dopo aver avuto l’onore di incontrare colui che – come è stato più volte ribadito – è lo scrittore più messicano tra gli autori italiani. Nella foto di copertina ci siamo mio figlio ed io, non a caso. Questo è il primo libro di Cacucci che mio figlio sta leggendo. Credo infatti che la storia di Dieguito abbia molto da trasmettergli.

Permettetemi di fare un passo indietro e raccontarvi perché mi sento così legata alle sue opere.

Perché amo leggere i libri di Pino Cacucci

Personalmente il Messico l’ho solo intravisto: ci ho messo piede per meno di una giornata negli anni ‘90 per visitare lo Yucatan. Tuttavia ricordo che, mentre mi ero trasferita a San Diego nell’estate del 2008 per studiare, osservavo più e più volte quel muro che, da San Ysidro, divideva la città californiana che mi ospitava con quello che una volta era il Messico e pensavo che stavo respirando la stessa aria di quel paese per me tanto misterioso quanto affascinante. Quello che allora non sapevo era che, di lì a pochissimo tempo, avrei iniziato un viaggio nel Paese del centro America che ancora oggi prosegue grazie ai libri e in particolar modo a uno speciale anfitrione: Pino Cacucci.

Il primo incontro con questo scrittore è avvenuto grazie ad un gruppo di lettura che allora frequentavo con mio marito. Si decise di leggere “In ogni caso nessun rimorso”, libro meraviglioso che racconta la vita e le gesta di Jules Bonnot, anarchico e fuorilegge vissuto a cavallo tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900. Fu subito alchimia. I temi della libertà e della giustizia e il linguaggio accogliente per qualsiasi lettore che avesse avuto la fortuna di trovare tra le mani un libro di Cacucci mi rapirono allora (era il 2011) e successivamente mi portarono a scoprire ed approfondire le storie da lui narrate di uomini e donne che hanno lottato per la libertà e la giustizia e che, in buona parte, hanno intrecciato le proprie vite con il Messico che per Cacucci è una patria d’elezione. 

Da allora ogni anno (ri)leggo almeno 2 libri di Cacucci di cui almeno uno ambientato in Messico (ai quali affianco solitamente almeno un altro libro tradotto dal poliedrico scrittore). Così, quando ho saputo dell’uscita di “Dieguito e il Centauro del Nord” (Mondadori), ho capito che avrei potuto ricominciare il 2024 da dove l’avevo lasciato: dal Messico di Puerto Escondido al Chihuahua.

Di cosa parla “Dieguito e il Centauro del Nord” 

Immergendoci nelle pagine di “Dieguito e il Centauro del Nord” (Mondadori) ci ritroviamo a seguire la storia di Diego che vive a Parral a sud di Chihuahua da bambino, e nel 1983 passa buona parte delle sue giornate con sua nipote Adelita, una bambina di 12 anni. Adelita va a scuola dove, però, riceve informazioni contraddittorie sul passato del suo Paese. Per avere, quindi, notizie più precise si rivolge al suo “abuelo” che, quindi, inizia a raccontarle una storia incredibile: quando lui aveva 12 anni ebbe l’avventura di conoscere e aiutare il leggendario Pancho Villa!

Il condottiero messicano, ferito, si trovava nascosto in una grotta e il piccolo Dieguito, sprezzante del pericolo (ma ben consapevole), ha rischiato più volte la vita per evitare i controlli dei gringos e portare a Pancho Villa i viveri necessari alla sua sopravvivenza. Questa esperienza segnerà la vita di Dieguito e lo accompagnerà anche quando diventerà Diego, un uomo adulto.

Se altri libri di Pino Cacucci hanno come protagonisti personaggi realmente esistiti, stavolta Dieguito è un personaggio immaginario (anche se, come racconta Cacucci a fine libro, è ispirato a un fatto realmente accaduto) che, però, guida il lettore a scoprire aspetti poco noti al grande pubblico della rivoluzione messicana e a far conoscere Pancho Villa la cui figura viene riportata anche attingendo alla monumentale biografia scritta da Paco Ignacio Taibo II – “Un rivoluzionario chiamato Pancho” – e tradotta in italiano dallo stesso Cacucci.

Nel racconto, però, si muovono personaggi realmente esistiti in quegli anni (oltre ovviamente a Pancho Villa). Diego, ad esempio, si trova a incontrare anche il noto generale Patton o il colonnello Peppino Garibaldi, nipote dell’eroe dei due mondi e al quale è tuttora dedicata una piazza a Città del Messico (che, ancora oggi, tutti pensano sia intitolata al più famoso nonno) la cui storia si intreccia con quella del protagonista e della sua famiglia.

Un secolo dalla morte del rivoluzionario Pancho Villa, oggi per molti il Messicano più famoso di sempre

Proprio lo scorso anno ricorreva il centenario dalla morte di Pancho Villa – il cui vero nome era Doroteo Arango – la cui figura oggi divide i messicani anche se fra i ceti popolari la sua fama non si è mai appannata. In risposta a chi l’ha sempre dipinto come un bandito, è importante ricordare che, a quei tempi, era in atto una rivoluzione e si combatteva una guerra nel corso della quale erano morti più di un milione di messicani, come ha sottolineato Cacucci durante la presentazione.

Secondo una leggenda – che poi ha trovato ampi riscontri storici – il condottiero messicano nascondeva l’oro sequestrato ai gringos per poi utilizzarlo per permettere ai contadini di acquistare moderni trattori e per costruire scuole: sarà proprio Pancho Villa a fondare l’Hacienda di Canutillo ove vennero ingaggiati i migliori insegnanti perché, secondo il rivoluzionario messicano, un Paese poteva definirsi civile solo quando un insegnante avrebbe guadagnato più di un generale. Questo (e tanto altro) potrete scoprirlo leggendo la storia di abuelo Dieguito.

Perché se leggi Cacucci ti senti di vivere il Messico

Pino Cacucci non è solo un narratore di storie: è un interprete della complessità umana attraverso il filtro di una terra straniera che ha fatto propria. Nei suoi racconti il Messico diventa un personaggio vivente, un palcoscenico dove si agitano passioni, ideali e destini e dove trovano casa rivoluzionari disposti a tutto pur di rimanere fedeli ai propri principi. Attraverso il suo sguardo attento e la sua penna affilata, Cacucci offre ai lettori l’opportunità di esplorare le profondità di un paese ricco di contraddizioni e di bellezza e di riflettere su temi universali che dovrebbero nutrire l’anima di ogni essere umano e che sono quanto mai attuali anche qui da noi in Europa.

Letizia Palmisano Giornalista Ambientale

La sostenibilità non è solamente nel saper fare, ma anche nel far sapere. Letizia Ecoblogger e giornalista ambientale