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Il sogno nel cassetto (& storia di come divenni “cool” grazie al vintage!!) | Libri green

In questi giorni ho finito di leggere Il sogno nel cassetto”, libro di Stefano Sacchi & Humana People to People edito da FrancoAngeli e devo dire che l’ho trovato un testo davvero interessante sotto diversi punti di vista, tant’è che mi ha dato modo di trarne spunti di conversazione con più di una persona. Quali argomenti affronta? Come anticipato sin dal sottotitolo, ci racconta gli “aspetti tecnici, etici ed estetici del vintage”.

Se siete già vintage lovers ve lo consiglio per le tante curiosità ed informazioni che vi consentiranno di conoscere più a fondo questo mondo. Se, invece, non avete mai acquistato né venduto un capo vintage, allora vi invito, con maggior forza, a leggere questo bellissimo manuale. Come dite? Non vi interessa? Vi assicuro che anche io, fino a qualche anno fa, non avrei mai pensato di appassionarmi così tanto a questo universo che oggi ringrazio per avermi insegnato tante cose oltre che per avermi donato la possibilità di indossare abiti meravigliosi che spesso hanno delle loro storie da trasmettermi.

Vintage lovers si diventa!

Fin da quando ero bambina della moda in senso classico – o meglio “di essere alla moda” – non ho mai provato il minimo interesse. Crescendo, alternavo i vestiti che piacevano agli altri a quelli che, invece, piacevano solo a me (e che gli altri classificavano come “particolari”). Ricordo, ad esempio, di aver avuto i primi jeans in seconda media (!) e, alle superiori, adoravo le camicie sulle quali erano ricamati i personaggi della Disney. Da teenager, dopo due estati negli Stati Uniti, ho deciso di non accettare più alcuna regola, imposta dagli altri, su cosa dovessi indossare. Tuttavia tutte le maglie, giacche, tute o pantaloni – che fossero “firmate” o meno – avevano un elemento in comune: erano nuove (salvo qualche scambio con le amiche, sempre ben gradito, o piccoli “furti” effettuati nell’armadio di mia madre).

Il mio modo di vedere la moda (e, in parte, il mio armadio) è cambiato quando ho cominciato a frequentare i negozi dell’usato di libri, accessori e complementi di arredo per la casa. Di lì il passo al vintage della moda è stato breve. Ricordo il primo colpo di fulmine con un cappotto anni ‘70 oggetto di refashion – ovverosia rimesso a nuovo – al quale era stata applicata una nuova fodera interna ma erano rimasti i bottoni originali. Lo stesso è accaduto con un vestito color amaranto che mi ricordava un abito di 20 anni fa.

Il sogno nel cassetto: storia del vintage che va di moda e dell’impegno di Humana People to People Italia

Oggi il mondo della moda, del design e dell’entertainment vive di continui riferimenti ai modelli e ai colori del passato. Tuttavia, rispetto al passato, oggi c’è una maggior consapevolezza delle conseguenze ambientali dei nostri acquisti nonché una maggiore attenzione, da parte di molti, sulla qualità del prodotto. Il libro “Il sogno nel cassetto” conduce i lettori in un viaggio nella moda, dal passato al presente, scoprendo come si possa passare dal fast fashion – il “bulimico desiderio verso qualcosa di nuovo” – ad una moda “slow” che si basa sulla qualità, sulla capacità di conservare un capo, di rimetterlo a nuovo grazie all’upcycling e di dare una seconda vita a capi che spesso vengono considerati un ingombro.

Il racconto si intreccia con l’attività di Humana People to People che, grazie alla donazione di privati, recupera capi usati, li valorizza e, infine, li re-immetterli in commercio a prezzi accessibili, riuscendo a fondere il concetto di sostenibilità (ed economia circolare) a progetti di solidarietà sociale e cooperazione internazionale.

Grazie al contributo di numerosi donatori, dal 1998 al 2020, Humana People to People ha raccolto 770 milioni di capi dando loro una seconda possibilità, allungandone la vita e salvandoli dalla discarica. Grazie al libro potrete scoprire la filiera degli abiti donati attraverso le raccolte stradali e di come il loro volume, in Italia, è assai inferiore rispetto alla media europea. 

Prima del riciclo: riuso e refashion per ridurre l’impatto ambientale degli abiti

Quando si parla di riuso (forma di recupero più ecosostenibile rispetto al riciclo) non dobbiamo solamente pensare al semplice riutilizzo di vestiti ancora in buono stato.

Se solo alcune parti dei capi sono riutilizzabili, si possono recuperare gli elementi ancora validi grazie al cosiddetto “refashioning”: basterà usare la creatività e, mixando parti di indumenti e accessori in ottimo stato, si possono creare abiti, borse e tanto altro. E’ un po’ quel che accade quando io – pur essendo in grado di usare solo ago e filo – scucio qualche bella decorazione di abiti deteriorati per impreziosire vestiti più “anonimi”! 

Sicuramente, la crescita, in questi anni, del numero dei negozi dell’usato e di realtà come Humana è segno di quanto continui a diffondersi la consapevolezza sull’importanza di rimettere in circolo beni – a maggior ragione per scopi solidali – tanto che oggi “second hand” e vintage hanno assunto la connotazione di “cool”!

E così, seguendo il vintage, divenni casualmente “cool” anche io 

Insomma io che non era mai stata alla moda, negli ultimi anni mi son ritrovata ad essere “fashion a mia insaputa” grazie agli abiti second hand dei quali vado alla ricerca soprattutto quando debbo partecipare ad una cerimonia o, comunque, ad una grande occasione. 

L’idea, infatti, di pagare cifre ingenti per un capo che, statisticamente, indosserò solo in poche occasioni, non mi va proprio giù. Rivolgendomi a punti vendita con usato di qualità riesco a coniugare sostenibilità ad un prezzo che ritengo “equo” rispetto all’uso che farò del vestito.

Grazie al libro ho scoperto, peraltro, ben 3 negozi Humana Vintage attivi a Roma, la mia città, che non vedo l’ora di visitare. Non abitate nella Capitale? Vi segnalo allora che sono presenti anche a Milano, Torino, Bologna e Verona!

Letizia Palmisano Giornalista Ambientale

La sostenibilità non è solamente nel saper fare, ma anche nel far sapere. Letizia Ecoblogger e giornalista ambientale